I nostri focus

CAMBIARE LA PA

La società moderna è una società complessa. I bisogni ed i comportamenti degli individui ne seguono la tendenza, frammentandosi e destrutturandosi parimenti alla destrutturazione della società. Il modello non è più una piramide ma una rete. Le Amministrazioni Pubbliche, ed in particolare gli Enti Locali, che fino a ieri sono potute oscillare tra due modelli standardizzati (il modello burocratico-weberiano e il modello industriale-fordista, il primo espresso dai principi di gerarchia e legittimità, il secondo legato ad efficienza, economicità e controllo) esprimibili in condizioni di stabilità sociale, relazionale ed organizzativa, si ritrovano ad operare in un contesto profondamente mutato. Il numero degli attori che fanno governo e regolazione sono moltiplicati, comprendendo anche diversi soggetti di origine non pubblica e, pertanto, anche i meccanismi tradizionali di controllo legati ai diritti fondamentali del cittadino diventano meno significativi. Gli Enti pubblici diventano soltanto uno dei soggetti chiamati a corrispondere ai bisogni ed alle esigenze del cittadino e non l’unico depositario dell’amministrazione dei suoi diritti. Saper rispondere alle sfide della competitività e dello sviluppo globale è un compito che le Amministrazioni Pubbliche del nostro paese, ed in particolare quelle del Mezzogiorno, sono chiamate a svolgere. Una questione politica centrale per ridurre le distanze fra Sud e Nord del paese e per avvicinare il Mezzogiorno all’Europa, anche attraverso la sfida proposta dalla nuova programmazione comunitaria. L’apertura delle politiche di coesione ai 28 Paesi membri, la concentrazione delle politiche comunitarie su tre macro obiettivi:
- Convergenza, Competitività ed Occupazione, Cooperazione Territoriale, la nuova Costituzione Europea - che definisce come cardini politici la coesione economica, sociale e territoriale, possono e devono diventare il quadro di opportunità per il rilancio dell’economia del Mezzogiorno. In questo quadro l’innovazione del sistema pubblico, l’efficacia della sua azione di promozione, regia e regolazione delle politiche di sviluppo locale, la qualità della governance territoriale e della sua azione sul territorio, costituiscono alcuni dei fattori critici di successo dell’economia del paese e delle regioni del Mezzogiorno, nello specifico. Queste ultime non possono inoltre dimenticare un’altra grande sfida che più di altre le caratterizza: non solo governo delle politiche, l’Amministrazione Pubblica qui costituisce anche la principale azienda del territorio che, come tale finisce per gestire quantità ingenti di risorse finanziarie; necessario è dunque puntare anche alla maggiore efficienza.

CENTRALITÀ DEL LAVORO

Viviamo in una società post-industriale post-fordista, in un mondo globalizzato costruito da reti e relazioni virtuali, l’economia è mossa da transazioni finanziarie rapidissime e impalpabili.
Eppure, in questa società liquida e complessa, il lavoro mantiene la sua centralità e, per certi versi, sacralità. Il lavoro come luogo di costruzione della persona umana, il lavoro nelle forme organizzative, il lavoro con le interazioni sociotecniche, il lavoro nelle sue espressioni di rappresentanza, il lavoro con la sua capacità di esprimere il progresso e la pace al tempo stesso. Il lavoro che non c’è, che manca a migliaia di giovani, che costringe persone nel pieno del vigore fisico a restare all’uscio della società, il lavoro che espelle i cinquantenni in un processo di rivisitazione riconversione infinito. Il lavoro che dovrebbe orientare i processi formativi, che dovrebbe accompagnare la scuola e l’istruzione a comporre un puzzle complesso e sfidante per rispondere alle esigenze di trasformazione dell’industria moderna. Il lavoro che assume forme e luoghi nuovi, che si tinge di creatività, che si libera dalla prossimità geografica, che invade le nostre vite ben al di là dei tempi e dei cancelli della fabbrica. Ebbene, questo lavoro abbisogna di chiavi di interpretazione, di lettura e di organizzazione nuove, in grado di rispondere alle esigenze primarie di sviluppo e formazione della persona e, successivamente, ai grandi processi di trasformazione dell’economia e della società. Su questa frontiera lavoriamo per proporre approcci nuovi e soluzioni innovative.

LA SOCIETÀ DELLA CONOSCENZA

Promuovere l’innovatività all’interno di una azienda, non è mai un’impresa a sé. E’ necessario un clima istituzionale e sociale favorevole, nel quale le imprese possano sentirsi incoraggiate anche dalla presenza di valori condivisi. La loro capacità di restare competitive è fortemente legata, tra le altre cose, all’abilità dei sistemi regionali di attrarre e mantenere i talenti creativi, ovvero quella classe di “produttori” che sono in grado di aiutare il processo di creazione, differenziazione ed applicazione dell’innovazione e della creatività nell’ambito dei processi di produzione e di servizio.

Viene naturale chiedersi in cosa consista la creatività, quali sono le condizioni che la incoraggiano. Secondo la tesi di Richard Florida e del suo libro "La nascita della nuova classe creativa", la capacità di attrazione di creative capabilities all’interno delle grandi città americane, è legata alla loro capacità di offrire “tre T”: Talento, Tecnologia, Tolleranza. Il contesto italiano, per quanto lontano dall’analisi di Florida, avrebbe certamente molto da prendere come spunto da essa per uno sviluppo delle proprie capacità creative:

Incoraggiando il talento, qualità certamente non solo innata, attraverso una qualificazione delle Università, luogo di incubazione, sviluppo dell’innovazione e, quindi, terreno di coltura della creatività;

Promuovendo le nuove tecnologie, attraverso politiche centrate sull’uso, diffusione, estensione della rete e delle sue applicazioni, che moltiplichino per mille la nostra capacità di interconnessione; Sostenendo politiche di tolleranza, o, nel nostro contesto, di apertura, per lo sviluppo di una società che consenta a tutti opportunità di partecipazione, sviluppo, crescita e successo.
Una società aperta è anche una società dove è possibile la mobilità sociale: intervenire in questo senso è possibile nel nostro paese solo attraverso un nuovo sistema di welfare che sia in grado di moltiplicare le chances, di offrire a tutti gli individui opportunità sociali nuove ed adeguate al proprio personale talento.

GLOBALE E LOCALE

Globale e locale non sono mai stati cosi vicini. Ad una espansione straordinaria delle comunicazioni, degli scambi commerciali, delle interazioni politiche ed economiche corrisponde una nuova stagione della dimensione locale. Nel mentre le aziende internazionalizzano le proprie dimensioni commerciali, estendono la propria capacità produttiva su territori lontani e differenti, si riscopre il valore competitivo dell’identità, dei saperi locali, della contiguità. Le economie di prossimità fanno da contraltare alla dinamica delle transazioni internazionali.

Si afferma complessivamente il concetto che la sfida globale si vince partendo dalla qualità delle economie territoriali, che la competitività globale esige una grande capacità di trarre vantaggi dalle economie di prossimità, di utilizzare al meglio valori e culture del territorio. Ecco che la globalizzazione non è questione di singola impresa, diventa questione più ampia che richiede la partecipazione attiva della community, intesa come il luogo in cui istituzioni locali, attori sociali e imprese concorrono a determinare il valore competitivo di un territorio a livello globale.

Ecco che l’impresa globale assume una responsabilità sociale più ampia, versus il territorio dove lavora e produce, ecco che le istituzioni locali sono chiamate a programmare le politiche di sviluppo locali guardando ambiti più ampi e interazioni più complesse, ecco che gli attori sociali sono chiamati ad uscire dal guscio degli interessi corporativi e a ragionare in ottica di sistema territoriale.

"La modernizzazione del sistema pubblico, in primis del sistema pubblico locale, costituisce una delle grandi sfide di innovazione del paese ed uno degli elementi cruciali per assicurare ai sistemi produttivi ed economici i fattori di competitività strutturale necessari per affrontare le dimensioni e l’evoluzione dell’economia globale. Si tratta di una sfida di democrazia e di civiltà. A questa sfida dedichiamo le nostre competenze, la nostra esperienza e la nostra passione civile"
Bruno Carapella

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